Beata
ARMIDA
BARELLI
1882 – 1952
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
Gv 15, 8
Armida Barelli nasce a Milano nel 1882. Nella sua intensa vita, a cavallo tra due secoli e due guerre mondiali, dà origine alla Gioventù femminile di Azione Cattolica e insieme a padre Agostino Gemelli è cofondatrice dell’Università Cattolica. Opera con impegno e dedizione per la formazione delle giovani e sostiene la promozione della donna nella vita ecclesiale e civile. Nel 1919 fonda l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo, formato da donne laiche consacrate totalmente a Dio che nello spirito di san Francesco d’Assisi testimoniano, come lievito nella pasta, il vangelo nel mondo. Trascorre lunghi periodi a Marzio (Varese) dove conosce e stringe una profonda amicizia con il Parroco don Luigi Curti. A Marzio muore il 15 agosto 1952, solennità dell’Assunta. Nell’anno 2017 papa Benedetto XVI la dichiara Venerabile. Il 30 aprile 2022 viene dichiarata beata, nel corso di una cerimonia presieduta dal cardinale Marcello Semeraro nel Duomo di Milano.
Nel momento in cui si pensa alla riforma della società che si risolve in una effettiva difesa e rivalutazione dei diritti della persona umana e alla creazione dell’ambiente più adatto al suo integrale sviluppo, è necessario che si curino particolarmente la difesa e lo sviluppo della personalità femminile. Dal punto di vista della dignità umana e cristiana la donna vale quanto l’uomo.
Testimonianze
«Questa villa fu a lei tanto cara, perché le dava modo di svolgere un intenso lavoro che alle volte durava oltre la mezzanotte. La sorella della sua cuoca faceva la postina e a piedi percorreva la strada da Marzio a Ghirla, portando ogni giorno la posta, in partenza e in arrivo. Ma quando c’era la Barelli a Marzio il viaggio si effettuava due volte, per affrettare la partenza di posta urgente. Ma la Villa S. Francesco non era solo il laboratorio instancabile che faceva funzionare le Opere di Armida Barelli, era anche il Tabor dove poteva recuperare i vuoti di preghiera di Milano.
Armida Barelli non si rese conto del rapido declino della sua salute, per cui nessuno ebbe il coraggio di avvertirla. Toccò a me il compito di annunciarle questa notizia e lo feci in questo modo: “Signorina, domani è la festa dell’Assunta, sarebbe contenta che noi preghiamo che la Madonna venga ad accompagnarla in Paradiso?”. La mia parola non l’ha persuasa del suo imminente pericolo, per cui scrisse su un foglietto: ”Mi chiami la marchesina Pallavicino”. Entrata l’amica nella camera, scrisse per lei questo biglietto: “Io sono grave?”. Dopo la risposta affermativa, con un altro biglietto, diede questo ordine: “Allora, Olio santo”
Io tornai verso le 11 di sera e a mezzanotte precisa prese il volo per andare a festeggiare l’Assunta in Paradiso.»
Don Luigi Curti
La biografia
Armida Barelli nasce a Milano il 1° dicembre 1882 e muore a Marzio (VA) il 15 agosto 1952. La sua è una famiglia dell’alta borghesia milanese e da ragazzina viene inviata a studiare per cinque anni in Svizzera, a Menzingen, in un collegio di suore francescane. Qui conosce il Signore e inizia a interrogarsi sulla direzione da dare alla propria vita.
Dopo il diploma, nel 1900, torna a Milano con un’intuizione forte: “O sarò suor Elisabetta missionaria in Cina, o madre di dodici figli tutti buoni… ma vecchia zitella mai e poi mai!”. In seguito alla morte del padre, la giovane sostiene la madre e collabora all’attività commerciale dell’azienda familiare. In quegli anni si occupa dell’infanzia abbandonata: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.” (Mt 18,5).
Armida rifiuta alcune proposte di matrimonio e nel 1913 sceglie di consacrarsi al Signore per vivere l’apostolato nel mondo. Scrive nel suo diario: “Mi canta nell’anima l’amore del Signore”… e sarà proprio questo amore che la appassionerà per tutta la vita. Prima di morire scrive: “Vi lascio il talismano della mia vita: la fiducia nel Sacro Cuore”. Il suo affidamento al Signore è totale e le consentirà di vivere cose per lei impensabili.
Scoppia la prima guerra mondiale e Armida, che nel 1910 aveva conosciuto Padre Agostino Gemelli – già medico, psicologo, ora frate minore e poi fondatore dell’Università Cattolica – accoglie il suggerimento di una monaca e gli propone la consacrazione dei soldati al Sacro Cuore. E così in quella guerra lunga e sanguinosa, grazie all’opera instancabile di un comitato da lei coordinato, nel 1917 i militari possono incontrare la Misericordia del Signore e accostarsi all’Eucaristia, consacrandosi al Sacro Cuore di Gesù.
Negli stessi anni, l’arcivescovo di Milano chiede ad Armida di organizzare in Diocesi il movimento della Gioventù femminile di Azione Cattolica. Ida rifiuta per timore di non riuscire a parlare in pubblico, ma un giorno viene colpita da un fatto di cronaca: nella classe di una scuola di Milano, mentre i ragazzi della Gioventù maschile difendono la propria fede di fronte a un’insegnante atea che la offende, le ragazze tacciono. Armida scrive nel suo diario: “Quella notte non dormii. Un pensiero mi tormentava: che sarà delle madri di domani se le giovani d’oggi adorano il Signore nella penombra del tempio e lo rinnegano alla luce del sole?”. Accoglie dunque la proposta dell’Arcivescovo e nel febbraio 1918 a Milano nasce la nuova associazione della Gioventù femminile. Nel settembre 1918 Armida sarà nominata da Papa Benedetto XV Presidente nazionale della Gioventù femminile. Da quel momento percorrerà l’Italia in condizioni spesso disagiate per formare le giovani all’apostolato attraverso molteplici iniziative. In un tempo in cui la donna non ha grandi spazi di azione, generazioni di ragazze iniziano così a condividere la passione della testimonianza cristiana e ad operare attivamente nella vita della Chiesa e della società. Saranno le donne che Armida sosterrà nella partecipazione alla vita civile e politica, quando nel 1946 sarà loro riconosciuto il diritto di voto. La GF raggiungerà un milione e cinquecentomila iscritte. È certamente un’esperienza che anticipa quell’attribuzione di dignità al laicato cattolico – e alle donne – che il Concilio Vaticano II riconoscerà in nome dell’ universale chiamata alla santità.
Nel novembre 1919, secondo un’intuizione che Padre Gemelli coltivava da anni e che Armida vive come originale esperienza spirituale, alcune donne iniziano con lei una forma di vita nuova, che solo più tardi verrà riconosciuta dalla Chiesa. Nasce quello che sarà l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo, formato da donne laiche consacrate a Dio che testimoniano nello spirito di S. Francesco la possibilità di vivere il Vangelo nella condizione secolare, alla sequela di Gesù obbediente, povero e casto, per una missione laicale nella Chiesa e nel mondo. L’Istituto si sviluppa progressivamente ed è oggi diffuso nei cinque continenti.
L’azione intelligente e generosa di Armida Barelli non finisce qui: nel 1920 inizia la “missione della GF” in Cina dove viene fondato l’Istituto di suore Benedetto XV, oggi ancora fiorente. Nel 1929 dà vita all’Opera della Regalità, per l’apostolato liturgico. Ma, soprattutto, Armida condivide con Padre Gemelli e con altri uomini di cultura il sogno di una università ispirata ai valori cristiani, allo scopo di formare le classi dirigenti del futuro. Ida è prima nel comitato promotore, poi cassiera dell’Università Cattolica che – inaugurata il 7 dicembre 1921 – per sua volontà viene intitolata al Sacro Cuore.
La salute di Armida è fragile: talvolta deve interrompere il lavoro e i viaggi per darsi tempi di cura. È così che, dal 1919, inizia a trascorrere lunghi periodi a Marzio, nella villa acquistata dalla madre. Qui incontra don Luigi Curti, il Parroco che la ricorderà fino alla fine della vita con grande venerazione. A Marzio Armida vive il riposo e il lavoro pregando, gustando la bellezza del luogo e coltivando le amicizie. Scrive: “Sono qui in una conca di smeraldo, attorno a me solo boschi, innanzi a me solo monti: il Generoso, il Bisbino, il San Salvatore e, in lontananza, le Alpi Svizzere. Una quiete, una pace, una serenità diffusa nell’aria, che invita alla contemplazione”. Qui Armida giunge anche per il suo ultimo passaggio, quello alla pienezza del Regno cui aveva dedicato senza risparmio tutta la vita. Malata di paralisi bulbare progressiva, incapace di parlare e di deglutire, accompagnata dalle amiche più care, Armida si abbandona tra le braccia di Dio. È il 15 agosto 1952. Viene sepolta a Marzio; in seguito la salma verrà traslata nella cripta dell’ Università Cattolica.
Armida Barelli è dichiarata Venerabile da Papa Benedetto XVI il 1° giugno 2007.